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L'importanza del Catch & Release

Il Catch and Release (letteralmente “catturare e rilasciare”) consiste nel rilasciare il pescato immediatamente dopo la cattura procurandogli meno danni possibile; al pescatore resta l'emozione vissuta, al pesce la libertà di tornarsene in acqua.

Non ci sono notizie certe sull'origine di questa pratica, ma possiamo dare per certo che abbia avuto inizio negli Stati Uniti negli ambienti della pesca a mosca e dello spinning.

La pratica del "Catch and Release", è particolarmente diffusa nelle tecniche di pesca a mosca, nello spinning e nel carp fishing.

Tra queste la pesca mosca è sicuramente quella più idonea alla pratica del C&R poiché il sistema mosca è forse l'unico a dare quei risultati positivi che il C & R possiede come fine. In altre parole, praticare il C&R con la mosca è senz'altro più normale, sia per dei motivi legati ad un discorso per così dire etico che il sistema offre, ma in particolare è più facile da applicare proprio per le operazioni di slamatura che la mosca offre rispetto alle altre tecniche

Purtroppo in Italia la maggior parte dei pescatori insidia ancora i salmonidi con tecniche tradizionali (esche naturali, tocco, passata) e ciò rappresenta un freno alla diffusione e alla pratica del catch & release.

rappresenta una vera filosofia e approccio alla pesca, dove alla gioia della cattura si aggiunge la felicità del vedere l'animale appena catturato di nuovo libero.

Rilasciare il pesce pescato, per chi condivide, attua e diffonde la pratica del catch and release, non è solo segno di civiltà e rispetto ambientale, ma rappresenta una vera filosofia e approccio alla pesca, dove alla gioia della cattura si aggiunge la felicità del vedere l'animale appena catturato di nuovo libero.

Punti base del Catch & Release

La tecnica del Catch & Release, che consente di rilasciare i pesci catturati recando loro pochi danni e permettendone la successiva sopravvivenza, consiste in alcune regole basilari:

  1. Usare ami singoli e senza ardiglione: gli ami multipli (ancorette) e gli ami con ardiglione provocano al pesce ferite gravi che ne mettono in pericolo la sopravvivenza. Usando ami singoli e privi dell'ardiglione potremo slamare più facilmente il pesce e senza provocargli danni. Normalmente l'amo senza ardiglione non aumenta in modo significativo la percentuale di slamature durante il ricupero del pesce.

  2. Recuperare e slamare il pesce velocemente: il pesce durante il recupero lotta strenuamente per liberarsi. Questa lotta impari provoca uno stress grave con rilascio di un livello eccessivo di acido lattico. Sintomo di questo stress eccessivo causato da un ricupero lento è la posizione che il pesce assume dopo esser stato rilasciato: sta fermo a lungo e, nei casi più gravi, si abbandona in posizione orizzontale alla corrente. Ugualmente importante è la slamatura veloce favorita dall'assenza dell'ardiglione sull'amo. Il pesce può sopravvivere fuori dell'acqua solo per pochi minuti ed è opportuno ridurre questo tempo a pochi secondi.

  3. Tenere il pesce in acqua: se nel recupero portiamo il pesce sin sopra riva, specie se sabbiosa o sassosa, ciò gli cagionerà altre ferite causate dagli urti o dallo sfregamento su di una superficie ruvida. Rammentiamo che la pelle del pesce è ricoperta da un muco protettivo e che la perdita di questo muco causata dallo strusciamento sul terreno può determinare infezioni da parassiti. Il pesce va quindi rilasciato mentre è ancora in acqua.

  4. Bagnarsi le mani: è essenziale non toccare il pesce con le mani asciutte: subisce un shock termico dovuto alla differente temperatura del nostro corpo (36º) rispetto a quella del suo corpo che coincide con quella dell'acqua in cui vive. Bagnarsi le mani riduce abbastanza lo shock termico ed evita anche l'asportazione del muco superficiale. La delicatezza e l'attenzione nel maneggiarlo è altrettanto importante: bisogna evitare di stressare particolarmente le branchie e di stringerlo con forza. Il retino, se ha una rete senza nodi, può essere d'aiuto purché si stia attenti a non far impigliare le maglie della rete con le branchie.

  5. Slamatura: oltre a fare tutto ciò delicatamente e velocemente mantenendo il pesce in acqua, è opportuno utilizzare delle pinze (come le pinze emostatiche). Il pesce allamato profondamente (ovvero il pesce al quale l'amo si è aggrappato all'esofago e non alla bocca) non deve essere slamato. In questo caso la slamatura provoca ferite assai gravi in parti vitali: è meglio tagliare la lenza. Come valida alternativa al taglio della lenza, esiste da poco tempo (da ottobre 2006) uno slamatore (Larchy) in grado di localizzare l'amo, liberarne l'ardiglione ed invertirne la posizione anche nel più profondo dell'esofago ed estrarlo senza il pericolo del riaggancio sul percorso verso l'esterno, cosicché le ferite di cui sopra sono ridotte al minimo. Poiché il tutto si svolge in modo automatico, l'operazione è svolta in maniera rapida, sicura, mentre il pesce rimane in acqua e senza la necessità di afferrarlo.

  6. Rianimazione: se il pesce è esausto non va lasciato andare immediatamente: occorre mantenerlo in acqua tenendolo con le mani e contro corrente. Muovendolo un poco in avanti ed indietro si fa entrare l'acqua e quindi l'ossigeno nelle sue branchie e lo si rilascia solo quando inizia a muoversi da solo cercando di liberarsi.

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